Giuro che se lo avessi saputo

Giuro che se lo avessi saputo manco mi sarei alzato quel maledetto giovedì 19 gennaio 2012, giuro! Invece quel maledetto giorno mi sono alzato di buona lena per recarmi all’aeroporto di Bergamo, destinazione Londra.

Alle 8.15 puntuale all’aeroporto! Due minuti per sbrigare pratiche di imbarco, un cappuccio, sempre tiepido, un paio di sigarette e mi trovo in aereo. RyanAir destinazione Stansted ora decollo prevista 10.10. Posti prenotati in primissima fila, Kindle in mano e cuffiette, viaggio perfetto mi vien da dire.

Tempo soleggiato. L’aereo inizia ad accumulare ritardo, insolitamente, visto che di solito quello delle 10.10 parte normalmente. Verso le 10.45 si avvia sulla pista lemme lemme. Si allinea, i motori iniziano a rombare e spingono al massimo. La pista va via veloce veloce, io penso all”incontro che terrò a Londra Con Jean Bapstiste Mazella e Dove Palmer due astri nascenti dell’hairstyling inglese e mondiale. Insieme a loro ho un progetto riguardante BMAC, le forbici che distribuisco in esclusiva per l’Europa.Li ho conosciuti a Londra in seno alla manifestazione del Salon International dello scorso ottobre. Da allora tante video conferenze, molte mail, ma questo é il primo vero “incontro” che attendiamo tutti e da tempo. Saranno miei testimonial e mi occuperò di diffondere il loro brand accademico in Italia.

Questo stavo pensando  quando il 737 Boeing era lanciato quasi a velocità massima sulla pista, pronto al take off. Poi di colpo una brusca, violenta frenata!

L’aereo é scosso da una violentissima frenata, proprio mentre stava raggiungendo la velocità massima prossima di solito ai 250 km/h. Io guardo lo steward che sta seduto di fronte a me chiuso nelle sue cinture a sei punti. Il suo colorito tende al giallo verde. Io spaventato a morte guardo fuori dal finestrino per cercare di capire. L’aereo torna in posizione di parking ed il comandante con voce tranquilla ci mette a conoscenza che ha dovuto abortire il decollo a causa di diverse spie che sono accese in fase di decollo!

Bastavano ancora massimo 10/20 metri e i casi si sarebbero divisi in

: a) il 737 decolla, attiva procedura di emergenza e rientra (forse) in aeroporto

b) la pista viene a mancare per una frenata d’emergenza e ci troviamo in una palla di fuoco che attraversa la tangenziale Sud di Bergamo. Onore e merito infinito al Comandante con la C maiuscola e con due palle d’acciaio. Avere preso la giusta decisione in una frazione di secondo é roba da vvero da duri, da pochi, pochissimi.

Scampato un pericolo pazzesco inizio con curiosità, assistendo dalla posizione privilegiata in prima fila (10 euri..) alle operazioni di controllo, che a detta del Comandante dovevano essere eseguite dai tecnico ingegnere, invece a bordo ci é salito un meccanico dall’aria di saperne quanto me di un aeroplano.

Boh, fatto sta che il comandante decide che tutto é ok, anzi no.

Manca benzina.

Come manca benzina mi dico! Come fa a mancare benzina(cherosene per la precisione)?

Sempre lo zelante Comandante ci dice con voce sempre più sicura ( ma come faranno poi ad essere così tranquilli, boh!!) che l’aeromobile é rimasto fermo al parking per oltre un’ora con motori accesi per mantenimento funzioni primarie dello stesso e inoltre il mancato take off hanno fatto si di abbassare il livello di sicurezza del carburante.

Tutto questo si svolge naturalmente con la porta anteriore aperta, ove ormai sono tipo un ghiacciolo, maledizione all’idea di prendere i posti “riservati”!

Poi finalmente si parte, l’aereo si leva in cielo, saluto Città Alta, la mia casa, penso ai miei figli all’asilo, penso che questo aereo se arriva é un miracolo.

Invece eccoci a Stansted.

Solito arrivo turbolento a causa del vento che in quell’aereoporto non manca mai e ci siamo. In forte ritardo sulla tabella di marcia che mi doveva vedere a Oxford Circus per l’una e trenta, ma prima del decollo da Bergamo avevo ben avvertito Jean Baptiste e Dove del ritardo.

Si apre la porta(maledetta) e giù una bella ventata ghiacciata!

A Stansted un bel sole e zero gradi, infilo piumino, metto borsa a tracolla e pronto a scendere!

Invece non arriva la scala, non arriva la scala, non arriva la SCALA!!!

Lo steward, italiano, Francesco (quello diventato di colore verde nel take off mancato..) ed una hostess telefonano all’aeroporto, ma nulla. La scala non arriva.

Inizio a pensare che non sia giornata, voi che dite?

Poi probabilmente dall’aeroporto devono avere comunicato a bordo di usare la scaletta dell’aereo, ovvero quella che possono calare loro direttamente da sotto la porta anteriore. Sia benedetto il cielo, mi dico, finalmente levo il mio sedere da sto maledetto volo. Già mi vedo sullo Stansted Express con fermata Tottenham Hale e metro sino Victoria Street, una fermata e giù a Oxford per il meeting con MazellaandPalmer.

La scaletta scende piano, srotola uno ad uno gli scalini, si compone magicamente completandosi con gli scorrimani. Ecco, ci siamo, si può scendere. Arriva il mio turno, faccio un paio di scalini e scivolo, si scivolo, scivolo di brutto anche.

Perdo di colpo l’equilibrio a causa della scaletta ghiacciata, in una frazione di secondo mi viene d’istinto di appoggiare alla bellemeglio entrambe le mani sugli scorrimani (anch’essi maledettamente ghiacciati) e salvo capra e cavoli. Solo un grande spavento. Mi ero già visto volare giù a ruzzoloni sino al fondo della scala, mannaggia.

Entro al volo in aeroporto essendo in pratica l’aereo arrivato a venti metri dall’entrata, quando mi accorgo che la mano destra sanguina dal dito anulare, vedo della pelle arricciata all’altezza della prima falange e sento un bel dolorino, va beh nulla di grave mi dico.

Tempo una ventina di metri percorsi a rotta di collo per andare di corsa a sbrigare passaporto, bagaglio, biglietto treno. Mi sento mancare. Faccio finta di nulla, poi riguardo di nuovo la mano e santo cielo! Santo cielo! non vedo più la nocca dell’anulare destro, sparita! Sparita!

Provo con la mano sinistra a “raddrizzare ” la situazione, ovvero cerco di rimettere apposto la nocca ma sento dei rumori sinistri, tipo ossa che si rompono.

Arrivo al controllo passaporti visibilmente dolorante, la mano si sta gonfiando e io ci vedo doppio per un attimo. Lo faccio presente alla gentile signora del controllo che subito si attiva per farmi portare una borsa del ghiaccio, dato che stando a lei in tutto l’aeroporto non esiste un punto di pronto soccorso. Arriva un gentile signore del banco informazioni con una borsetta ghiaccio istantaneo e mi raccomanda di prendere il treno e andare a Londra ad un pronto soccorso, cosa che faccio puntualmente.

In viaggio vedo l’inferno. Capisco che la mano é rotta e mica da ridere. Telefono a Jean Baptiste che mi consiglia di scendere con la metro a Warren Street dove troverò giusto all’uscita un pronto soccorso. Ci rimandiamo per il meeting al mattino dopo nella nostra hall d’hotel. Scendo a Warren Street e mi trovo come promesso L’University College Hospital, un edificio moderno e con un pronto soccorso efficiente.

In meno di tre ore mi diagnosticano la frattura scomposta del quarto metacarpo, mi ingessano, e senza nulla dovere ,mi ringraziano e mi danno pure dei tablet antidolore con stampigliato il mio nome e cognome!

Ritorno mesto mesto verso l’hotel ma quantomeno girovagando ,ho trovato un pub dove alla sera mi tracannerò come da mia sacrosanta ed intoccabile abitudine tipo 4 Guinness unitamente a qualcosa tipo patatine, uova strapazzate e pane imburrato cosparso di sale.

Inutile dire che la mano mi fa male, inutile dire che per colpa di quella stramaledetta scalettaho dovuto rimandare al giorno dopo il meeting che rincorro da 4 mesi, il morale é comunque alto ed io guardo il mio gesso come una parte tanto estranea del mio corpo.

Mi chiedo come farò a farmi la barba, per tutta risposta mi dico che non la farò sino a quando non tolgo il gesso!

 

Il mattino invece comprendo che la cosa é seria, maledettamente seria!

Mi hanno raccomandato due cose al pronto soccorso:

-non bagnare il gesso

-farmi visitare una volta in Italia dopo 7 giorni

Già la prima si rivela un problema non da poco. Abituato come sono a prendere la doccia nel modo più assoluto come prima cosa che faccio ogni santa mattina che mi alzo, capisco che quella mattina non sarà possibile. Ci provo, ma tenendo con la mano destra il getto, tutto diventa un calvario. La mano mi duole per la pressione dell’acqua che il getto stesso emana. Nulla non ce la faccio. Mi lavo alla meno peggio con una mano sola nel lavandino, la barba manco a parlarne.

Salgo a fare colazione e anche lì semi tragedia. Non riesco a fare nulla di quotidianamente normale. La responsabile dei tavoli per la colazione gentilmente mi aiuta in ogni cosa, persino nel mettere le zollette di zucchero in un ottimo tè.

Uhm, mi sento lentamente sprofondare nel problema.

Arrivano Jean Baptiste e Dove per il nostro meeting che si svolgerà con ottimi risultati, nonostante la mano che picchia come Stewart Copeland ai tempi d’oro dei Police.

Alle 19.45 mi imbarco di nuovo per il volo di ritorno.

Oh, mi dimenticavo che all’ospedale mi avevano detto di farmi visitare dopo circa sette giorni, ma questo sarà il mio prossimo post!

BTW, la barba non la faccio da oltre tre settimane…..

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