Cosmoprof 2009- Bmac Scissors

Lunedì 7 aprile 2009 -Bologna

17,34

Patrizio stranamente arriva puntuale! Con la compagnia dei suoi montatori. Il Cosmo finisce. Un altro Cosmo alle spalle, e sono quindici.

Il terzo con Bmac.

Poca gente, poche balle. Viene da chiedersi quanto valga ancora la pena partecipare a volte. Tutto di colpo svanisce. Tutte le tensioni folli accumulate sulla punta dello stomaco, centinaia di telefonate per controllare che tutto vada bene, che i cataloghi siano in stampa, che Patrizio abbia capito i disegni dello stand, che Gianni stia facendo le inquadrature giuste con la sua Hasselblad. Tutto si sgonfia, si accartoccia su stesso. Di colpo tutti hanno fretta di smontare, smontare, smontare. Io invece solitamente, mi slaccio il nodo della cravatta e mi accendo una sigaretta. Mi risvolto per bene le maniche della camicia e mi siedo, da qualche parte ma mi siedo. Aspiro avidamente boccate di fumo aspro. Solitamente rivedo tutto come in un film del quale sono un regista immaginario.

Mille volti, voci, espressioni. Profumi, sorrisi, decolletè, scarpe. Riavvolgo il nastro daccapo e siamo a giovedì scorso. Patrizio che monta lo stand e litiga in un italorumeno del tutto suo con i suoi montatori che fanno spallucce. E lo stand che non viene mai su. Passano le ore e pare impossibile aprire la bottega il giorno dopo. Si fa quasi sera e i problemi aumentano invece che diminuire. Io, stanco, saluto Patrizio e mi raccomando a dio.

Il venerdì di solito si arriva con la speranza che tutto sia apposto e mai lo è. Qualche luce salta, qualche serratura non funziona e di solito, la macchina del caffè, produce quelle due dita di nonsochè che di tutto sa meno che di caffè. Buongiorno, é venerdi ed il Cosmo inizia! I soliti convenevoli con i vicini, come è andata quast’anno? bene? ahh si, anche noi siamo su un più 20 percento sai! euhhh, ma si che palle anche st’anno . Ci sarà gente? Eh beh hai ragione, anni fà era meglio….solite frasi, soliti convenevoli che sono messi lì ad esorcizzare le paure, sono messi lì a difendere tempi migliori che furono.

Il venerdì sera di solito vado a mangiare la pizza da Anna al Brigante, la migliore pizza e la migliore anfitriona di Bologna, near Borgo Panigale, una volta la mia mecca. Ma questa é una storia diversa….

Nanna prestino.

Il sabato solitamente almeno per me che attendo la domenica ed il lunedì per rivecere parrucchieri é una giornata che definisco da mal di piedi. Di solito se tutto va bene arrivi al sabato sera con i piedi quadri standotene in pratica fermo per tutta la giornata tipo ballo della mattonella con le braccia conserte però.

In pratica un’altra giornata di noia mortale. Si beh, ogni tanto passa qualche curioso che più che altro ti toglie da un torpore tipo quando hai mangiato il cappone a Natale e sei poi sdraiato sul divano per cercare di digerirlo e senti gli occhi pesare come la padella che ha cucinato il cappone stesso. La situazione é più o meno una roba del genere. esiste anche un’alternativa interessante che * quella che definisco “togliere le formiche dai piedi” e consiste nel girovagare negli altri padiglioni con una faccia tipo gli stessi curiosi che passano da me a rompere le palle.

Altrimenti altra genialata é quella di andare a visitare gli amici che hanno come te uno stand e come te attendono la domenica ed il lunedì per lavorare.Quest’ultima me la tengo nel cassetto come una delle ultime chances in quanto devi quantomeno mentire a tutti sfoggiando un faccione allegro tipo “ho vinto 130 milioni di eurini al superenalotto”. Le chiacchere sono sempre uguali e di solito il tempo concesso si aggira sui 5 minuti pena il decadimento della conversazione verso convenevoli del”anno scorso e di tutti gli anni scorsi nei quali sei andato a fare loro visita. Insomma non proprio una cosetta fantastica ma cacci il naso quì e la e vedi un pochetto che aria tira.

Al sabato sera di solito si va a nanna presto dopo che dai Fratelli Ballarini ad Anzola mi sono mangiato mortadella a cubetti e un buon filetto, il tutto condito of course da sangiovese.

La domenica arriva puntuale con o un temporale biblico, oppure un sole meraviglioso. A Bologna la domenica del Cosmoprof non vi sono alternative, il tempo é sempre così.

Io arrivo tutto trafelato e pronto per una grande giornata, che quest’anno si preannuncia tetra ma di un tetro che non si vedeva da anni. Scruto con timore gli occhi dei miei amici agli altri stand e noto la stessa paura che mi attanaglia.

Quest’anno, questo Cosmo me lo sento male, di un male, ma di un male…

E non sbaglio.

La domenica che una volta al Cosmoprof era in pratica un invasione barbarica, quest’anno pare il ritrovo di quelle signore tipicamente inglesi che alle cinque del pomeriggio sorseggiano una calda tazza di tè. Numero massimo ammesso intorno al tavolino tondo rigorosamente stile Tudor, tre!

Ecco più o meno tre, quattro persone che timidamente passeggiano, se ne aggregano altre cinque, dieci, forse venti, massimo cento toh, mettiamola giù dura. Mi sento venire un’ulcera perforante.

Gruppetti distratti di persone, che girano tipo in girone dantesco senza meta e sopratutto senza soldi. Si, senza soldi. Quest’anno la crisi ha colpito duro di brutto. Si vede, si sente, si annusa.

Ma sopratutto l’organizzazione é rimasta indietro anni luce, rispetto a format decisamente migliori tipo quelli anglosassoni, vedi Londra. Qui c’é di tutto ed il suo contario. Passeggini, mamme che rincorrono bambini, ottuagenari che si soffermano a rimirare qualche stanca pseudo cubista con le extensions in bella vista, scolaresche (ma come? non venivano al lunedì di solito??) che insozzano con poster ormai sfatti, con volantini strappati, con briciole di pane, ogni stand che visitano, Poi giustamente stanchi, ci mancherebbe altro hanno vent’anni, che fanno? si siedono sui bordi del tuo ipermeraviglioso stand  e fissano il vuoto. Tu hai voglia di invitarli gentilmente a levare le chiappe dal TUO stand, manco ti sentono, manco ti ascoltano.

E tu depresso come un eschimese nel deserto rifletti.

Rifletti.

Cazzo se rifletti.

Fai due conti di quelli uno più uno uguale due e dici a te stesso…

MA CHI CAZZO ME L’HA FATTO FARE???

Ma poi vien sera ed alle sei in punto una voce suadente avvisa tramite altoparlanti che la fiera si appresta chiudere, non ti pare vero. Finalmente!

Non si é lavorato male, no. Le persone che aspettavi sono venute, i clienti attenti hanno chiesto informazioni, parecchi sono stati conquistati dalla qualità delle tue forbici e dalla tua esperienza nello spiegare loro la differenza tra un paio di forbici artigianali ed un paio di forbici cinesi. Insomma qualche parola la si é fatta, qualcosa si è venduto pure. Ma ti rendi conto che i Cosmoprof del passato non torneranno mai più. “Quei Cosmoprof” sono un ricordo. Sarà stata colpa della crisi, sarà che il format del Cosmoprof é stantio, fatto sta che la domenica che una volta significava non avere più voce alla domenica sera, che non avevi tempo per fare la pipì, che guardavi l’orologio e dicevi “mah, sono già le sei!!” eppure erano le undici solo due minuti fa. Tutto questo non esiete più. Via, spazzato via!

Alla domenica sera di solito vado all’Osteria del Cirmolo e mangio leccornìe pugliesi. lì ho passato serate memorabili, quest’anno diciamo un pochino meno.

A nanna verso mezzanotte, con 5000 calorie da smaltire.

Il lunedì é giorno di valigie. Al mattino levataccia tipo alle cinque, doccia, barba, e su le maniche a riordinare un guazzabuglio di camicie, vestiti, cravatte, scarpe. Tutto bello dentro in valigia e go!

Coda come sempre chilometrica per arrivare in fiera, solito inferno alla porta di accesso con macchine strombazzanti e diti medi levati da ogni finestrino e il circo apre per l’ultimo giorno.

Che se possibile é ancora più tetro della domenica.

Manco le scolaresche, in effetti erano venute il giorno prima.

Il lunedì il Cosmoprof sembra in preda ad un epidemia. Poche anime vive che coraggiosamente camminano qua e la.

A mezzogiorno sono sul punto di andarmene. Nel padiglione 34, ovvero quello che io frequento con il mio stand dal 1995, un tempo il padiglione più frequentato, visitato, ambito (solo nel 34 si può fare vendita diretta..) pare calata notte. E non cambierà per il resto del pomeriggio.

Patrizio arriva stranamente puntuale! Con la compagnia dei suoi montatori. Il Cosmo finisce. Tutto di colpo svanisce. Io mi slaccio il nodo della cravatta e mi accendo una sigaretta. Mi risvolto per bene le maniche della camicia e mi siedo, da qualche parte ma mi siedo. Aspiro avidamente boccate di fumo aspro.

Rifletto.

Ma che sta succendo?

Dunque:

centinaia di telefonate fatte? si

cataloghi stampati? si

Patrizio in effetti ha capito i disegni dello stand? si

Gianni ha fatto ottime inquadrature con la sua Hasselblad? si

Mhhh…rifletto.

Cosa non ha funzionato?

La crisi? naaa, in fondo gente c’è stata

Il format vecchio? naaaa, in  fondo il Cosmo é la piu grande esibizione mondiale di settore

La gente non ha più soldi? naaaaaa, hanno comprato comunque le mie forbici, un poco di meno rispetto agli passati, ma hanno acquistato

E ALLORA? COSA NON HA FUNZIONATO

Poi di colpo, l’illuminazione!

Patrizio! Patrizio! Patrizio! PATRIZIOOOOOOOO!

La colpa é la sua! In tutti questi anni mai una volta é arrivato puntuale, mai una. Mai una volta sola che  al giovedi sera era pronto lo stand prima delle dieci di sera.

Mai una volta mannaggia che una lampadina non si fosse fulminata, una serratura incastrata, un pezzo di moquette scollato.

Ma si! La colpa é di PATRIZIO!

Quando lo stand cadeva a pezzi, quando lo stand invece che ottanta metri quadri era grande come la cruna di un ago, quando Patrizio non aveva montatori e faceva tutto da se tutto era fantastico!

Finisco la mia terza sigaretta ed arriva lemme lemme uno standista sta di fronte a me da anni e mi fa un cenno con la testa come per dirmi” uè, come è andata?

Alzo la testa, smetto di riflettere, lo fisso negli occhi. Sto per mentire ma lui mi anticipa con un “ehi, dai non é andata male cazzo! un bel 20% in più rispetto all’anno scorso, mica male per i tempi che corriamo”.

Mi viene voglia di mandarlo affanculo, ma ci pensa un pezzo del mio stand che cade in modo malaugurato dalle mani Patrizio che sta su quelle scale alte tipo quattro/cinque metri e finisce dritto in testa al personaggio che ho davanti e che esclama” VAFF…!”

Mi giro senza salutarlo, e distrattamente mi accendo un sigaretta….

 

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