Di buon mattino mi sveglio nella mia calda stanza dell’Hotel Suite Inn in Udine.

Apro le persiane, un bel sole, un cielo limpido, che dico limpido, azzurro, blu, blu intenso. Un freddo cane.

Mi rado e mi doccio. Un bel getto della doccia di quelli enormi come piacciono un mucchio a me.  Poco lontano, in stanza, il mio fido iPad suona musica dei Morelenbaum, in un attimo il bagno é tutto un vapore. Mi sto per sciacquare quando mi viene da starnutire, e dunque starnutisco. Di colpo l’inferno.

Sento una fitta nella zona lombo sacrale, un calore divampa in me. In un attimo sono paralizzato dal male. Rimango con lo shampoo in testa ed il bagnoschiuma sul corpo, che si ritrae in posizione fetale. Panico. Il dolore é terribile, fortissimo, lancinante. Mi vengono le lacrime agli occhi.

Cerco alla bella e meglio di levare i detergenti dal mio corpo, spengo la doccia. Rimango fermo, impassibile nel cercare di ascoltare il mio corpo, che soffre, che mi chiede aiuto. Bagnato, apro la doccia, recupero il salviettone bianco e mi ci avvolgo. Il vapore rende ancora tutto più irreale. Cerco lo specchio, voglio vedere il mio viso. Lo disappanno e appare un fantasma, ovvero il mio volto scavato dal dolore che provo nella zona bassa della schiena.

Capisco in pochi secondi che la situazione é di quelle pesanti. Ho un blocco causato da non so bene cosa. Sulle prime penso ai reni, poi rifletto, i reni sono più in alto, no non possono essere i reni. Mi faccio mille domande sull’anatomia del corpo umano e cerco di aggrapparmi alle poche conoscenze mediche che ho, ma non vengo a capo di nulla.

Mi asciugo, seduto sul letto, con le lacrime che scendono copiose.

Il dolore diventa sempre più acuto, mi toglie il fiato.

In qualche modo mi vesto e scendo per colazione, lentissimamente giù per le scale.

Risalgo con molta fatica una volta preso il consueto cappuccio tiepido e due ottime briosches. Mi lavo i denti, spruzzo Eau Sauvage e chiudo il mio borsone di pelle marrone chiaro. Mi riguardo allo specchio, sono un cadavere. Il viso bianco, gli occhi fuori dalle orbite per il male che avverto alla schiena.

Mi metto in auto nella mia fida ed amata Mini bianca, quattro porte, tetto nero. Con fatica trovo la posizione di guida non senza aiutarmi ad alzare con le mani le gambe che paiono paralizzate anch’esse dal male che provo nella zona lombare. La giornata appena iniziata é ad un bivio. proseguire nel mio giro visite in Friuli o tornare a casa?

Decido stoicamente per la prima, mi secca essere qui e non salutare molti clienti che non vedo da qualche mese. Mai decisione fu più sbagliata. Parto verso Cividale e ancora ritorno verso Udine  e mi dirigo a Majano, Tricesimo, Reana ed ancora Udine centro. Al mezzodì sono ad Udine appunto e vado a salutare Pierpaolo e Paolo, figlio e padre che gentilmente mi offrono un anti infiammatorio vedendomi in uno stato pietoso. Nulla, il male continua, non molla, anzi aumenta. Mi trascino al parcheggio esterno alla zona pedonale del centro e risalgo in auto, questa volta ci metto una vita a salire, mi pare di avere un bastone della scopa al posto della colonna vertebrale, non mi riesce di piegarmi, nisba. E giù lacrime, di dolore di rabbia.

Cerco Roberta che so essersi separata dal suo vecchio socio. Mi affido come sempre alla mia fida segretaria, Raffaella, che in men che non si dica mi recupera indirizzo del nuovo salone di Roberta appunto. Bobo capolinea si chiama. Lo trovo. Entro, saluto educatamente. Roberta mi guarda e quasi sussurrando dice il mio nome. Otto anni sono passati dall’ultima volta che ci siamo visti ma lei mi riconosce e la cosa mi commuove da morire. Parliamo della mia scelta di lasciare Matsuzaki ed abbracciare Bmac avvenuta nel 2006 e mi mostra il suo salone che é un piccolo bijou. Faccio finta di nulla, trascino in modo goffo la gamba sinistra che é quella che sento meno controllabile a causa del male che mi trafigge il fondo schiena. Poi anche lei si sofferma sul mio viso che indubbiamente non é quello dei giorni migliori e mi chiede se sto bene. Le racconto quanto accadutomi e si offre per aiutarmi, le rispondo che al contrario di quanto deciso in mattinata, prenderò la strada di casa, dunque di non preoccuparsi che una volta giunto a Bergamo sarei andato al pronto soccorso. Ma una cosa le chiedo gentilmente,ovvero se potesse consigliarmi un bar ove prendere un tramezzino dato che ancora non avevo mangiato nulla dopo l’anti infiammatorio datomi da Paolo. Lei mi dice  che una volta girato a sinistra della sua via, subito ancora a sinistra avrei trovato una locanda, un’osteria con buoni tramezzini. Ci lasciamo con la promessa di vederci al più presto per una valutazione prova delle mie forbici e mi dirigo verso il locale.

Entro, pochi avventori, Due ragazzi siedono su di una panca, lei di colore, bella come una dea. Lui un biondino. Ad un tavolino invece  un’anziana signora tutta presa dalla mia entrata. Al bancone, una signora bionda. Nella vetrina scorgo tramezzini, la mia passione. Chiedo me ne vengano serviti un paio, uno con prosciutto e  funghetti, l’altro sempre con prosciutto e stracchino stavolta. Mi accomodo anche io dopo essermi lavato le mani su di un panca, del tutto uguale a quella dei ragazzi che ora sono alla mia destra. Soffio con destrezza dal tavolino dell’anziana signora che nel frattempo si é addormentata, la gazzetta. Il tutto dovete però immaginarlo con lento incedere, quasi come se fossi un robot. Cerco di fare meno sforzi possibili sulla schiena e dunque cammino in modo del tutto innaturale. Con enorme fatica e dolore. Ma ho pensato fosse comunque meglio mangiare un boccone, innanzitutto per smorzare l’effetto trapano nello stomaco dell’anti infiammatorio e poi per riprendere le forze per apprestarmi a tornare a casa dove una volta arrivato mi sarei diretto ad un pronto soccorso.

Sbrano i tramezzini mentre mi leggo come sempre la gazzetta al contrario, ovvero dal fondo, non essendo in nessun modo interessato al calcio. Mi soffermo sulla pagina da me più amata, quella dei motori e leggo con avidità delle prove di Moto GP che si stanno svolgendo a Sepang e che vedono la Ducati con in sella Rossi Valentino da Tavullia, faticare non poco nel trovare un setup decente per l’apertura del mondiale che é dietro l’angolo.Mi imbestialisco e impreco seppur silenziosamente e quasi il dolore pare andarsene, tanto sono preso dall’articolo.

Finisco un bel mezzo litro di acqua frizzante in ottima bottiglia di vetro, cose che si trovano ancora da ste parti o in sicilia, quando vedo di sottecchio una figura davanti alla panca che si avvicina.

Alzo gli occhi e vedo la signora bionda del bancone che mi guarda e che cercava di non disturbare la mia attenta lettura.

senta signore, posso farle una domanda?

si certo, mi dica

senta ma lei ci ha trovato qualcosa di strano nei tramezzini? intendo ha sentito per caso un sapore cattivo dei funghetti?

Al momento mi vien da dire di no, tanto sono stato rapido nel mangiarli, poi una paranoia improvvisa mi assale

no, cioè, scusi, senta, maaaaaa, cosa sta dicendo signora mi scusiiiiii???!!!!

no, sa é che prima dei signori dopo avere mangiato dei tramezzini mi hanno riferito che sentivano di marcio, di non buono insomma

sta scherzando signora vero? é una candid camera? signora , io già sto da cane, anzi peggio di un cane che c’ho un mal di schiena che rido per non piangere e lei mi viene a chiedere se per caso ho sentito un sapore cattivo nei suoi stramaledetti tramezziniii?

no, non ho sentito nulla, li ho mangiati alla velocità della luce e comunque stante il mio stato psico fisico mi sarei mangiato la suola di una scarpa essendo comunque le due e trenta del pomeriggio ed avendo bisogno di nutrirmi di qualunque cosa prima di rimettermi in viaggio verso casa per oltre trecentocinquanta chilometri!

La signora bionda rimane basita ed i ragazzi in parte a me prendono anche loro la parola e scopro che quantomeno il biondino deve essere il figlio. Mi spiegano in modo accalorato che  parecchie persone prima di me hanno loro fatto notare la storia dei funghetti.

Ma santo iddio!

ma dirmelo prima, no?? cioè dirmelo prima no?? ripeto dirmelo prima che li mangiassi come un piranha del rio delle amazzoni, no?!

La bionda signora accenna delle timide scuse e mi dice che nel caso accadesse qualcosa la posso liberamente denunciare.

Ma sai che me ne frega di denunciare, ma sai che me frega. Monto su tutte le furie e vado in paranoia più assoluta, mi vedo un viaggio di ritorno con le budella che si contorcono dal male e la schiena che si spezza dal male. Realizzo che per davvero la fortuna é cieca ma la sfiga ci vede bene. Non é giornata.

No, cara signora non la denuncio, non é quello il mio pensiero, ma la maledirò, quello ne stia certa.

Pago per intero quanto consumato e me ne vado, sbattendo la porta e facendo sobbalzare l’anziana signora che si era appisolata sul tavolino, con la testa china verso il lato sinistro e gli occhiali che gli erano scivolati, giù sul lungo naso.

Salgo in auto a fatica, trovo un modo ingegnoso di abbassare la testa  senza fare leva sula schiena, ma inevitabilmente devo fare i conti con le gambe dei miei un metro e ottantadue e sono dolori, bestiali, che arrivano puntuali da quello che ormai é un fuoco che mi divora.

Guardo fuori dal finestrino e leggo l’insegna dell’osteria.

Al bon sta.

In friulano sta a significare al posto dove si sta bene.

p.s.: non ho ancora avuto tempo di andare a farmi visitare, prima sono andato a trovare mio padre che é in clinica, sono andato a Verona e Brescia e mi dimenticavo quasi che nel viaggio di ritorno dal Bon sta, sono passato da Preganziol ed ho conosciuto Chiara che voleva un’ottimo paio di forbici killer. In compenso i funghetti li ho digeriti senza problemi, unico neo di tutta sta faccenda sino a domani alle 14,30 ora in cui vedo la mia dolce dottoressa Alessandra, un cerotto anti infiammatorio di dimensioni tipo un foglio A4 che mi sono piazzato sulla zona dolorante. Decisamente anti estetico direte voi, si avete ragione. Ma non siamo ancora ad agosto ed al mare non ci devo ancora andare.

Buonanotte amici

 

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